Giornata Nazionale della Colletta Alimentare: un impegno contro la povertà (anche) dei giovani
In vista del 16 novembre, giorno in cui si svolgerà l'edizione 2024 dell'iniziativa, abbiamo intervistato il presidente del Banco Alimentare Giovanni Bruno per discutere del progetto DisPARI e di come si possono sostenere i giovani in difficoltà alimentare.
La povertà alimentare è un fenomeno complesso che non si limita alla sola carenza di cibo, ma riflette e amplifica profonde disuguaglianze sociali ed economiche, colpendo in particolare i più giovani. È infatti preoccupante notare come anche nelle economie avanzate il numero di persone in difficoltà alimentare continui a crescere, colpendo in particolare i minori che rappresentano uno dei gruppi più vulnerabili.
È in questo contesto che il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università degli Studi di Milano e ActionAid Italia, con il sostegno di Fondazione Cariplo (Bando Inequalities Research 2023) e la collaborazione di Percorsi di secondo welfare, hanno avviato DisPARI, un ambizioso progetto di ricerca che intende analizzare i nessi tra povertà alimentare e disuguaglianze concentrandosi su una fascia d’età che finora è stata poco studiata: gli adolescenti.
Dopo il primo incontro del Comitato degli Stakeholder di DisPARI, e in vista della 28ª Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, abbiamo voluto intervistare Giovanni Bruno, presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus e membro del Comitato di DisPARI.
Crediamo infatti che la Colletta Alimentare – che quest’anno si svolgerà in più di 11.600 supermercati in tutta Italia grazie al contributo di oltre 150.000 volontari che raccoglieranno cibo donato da chi va a far la spesa per sostenere i più poveri – rappresenti un’occasione importante per condividere riflessioni su come affrontare questa sfida cruciale.
Presidente Bruno, secondo lei qual è oggi la situazione della povertà alimentare nel nostro Paese?
La povertà alimentare riguarda tante persone in Italia, quasi una persona su dieci, molte delle quali sembrano condurre una vita apparentemente “normale”, ma che per la necessità del risparmio iniziano a tagliare proprio l’alimentazione, sacrificando quantità e qualità. I più colpiti sono in particolare i minori, uno su sette sempre secondo l’ISTAT, con conseguenze inevitabili sulla capacità di apprendimento e quindi di riuscita negli studi e, nel medio/lungo periodo, sulla salute nel suo complesso. In questo senso, il bisogno alimentare è il primo fattore di rischio di esclusione sociale. E’ un punto certamente non sufficiente per garantire l’inclusione, ma è certamente necessario partire da qui per realizzare qualsiasi intervento che abbia come scopo un’autentica inclusione.
Quali sono, a suo avviso, le principali sfide che le organizzazioni devono affrontare per rispondere alle necessità alimentari di chi vive in condizioni di povertà?
Occorre sempre più saper coniugare la dimensione caritativa e solidale, il desiderio di farsi carico di chi è in difficoltà, primo motore di tante iniziative, la spinta all’azione di tanti volontari, con competenze e professionalità ormai sempre più necessarie. Come ci ha ricordato il Papa durante l’udienza concessa alla Federazione Europea dei Banchi Alimentari già nel 2018 “…Nel mondo complesso di oggi è importante che il bene sia fatto bene: non può essere frutto di pura improvvisazione, necessita di intelligenza, progettualità e continuità. Ha bisogno di una visione d’insieme e di persone che stiano insieme…”.
Ci sono strade particolari per supportare i giovani che si trovano in questa condizione?
Rispetto ai minori in generale, e agli adolescenti in particolare, è necessario che cresca negli adulti che condividono con loro diversi momenti, in particolare quello delle ore scolastiche, una attenzione e cura della persona che sappia guardare oltre le apparenze immediate così da saper cogliere, quasi sempre tra le tante diverse necessità, anche quella alimentare.
In questo quadro, quali strategie posso essere più efficaci per intercettare e supportare i giovani a rischio di povertà alimentare?
Non saprei indicare strategie particolari. Certamente però un insegnante che pensi solo allo svolgimento del programma o al voto, oppure un allenatore di una piccola squadra di calcio preoccupato solo di un risultato sportivo, difficilmente sapranno scorgere segnali di difficoltà nei “propri” ragazzi. E ancor meno, se non sensibilizzato al problema, come si diceva sopra, sarà in grado di cercarne le cause in una insufficiente o comunque cattiva alimentazione. Servirebbe più attenzione, che viene anche da una educazione adeguata per comprendere cosa sia la povertà alimentare e coglierne i segnali.
Lei è membro dello stakeholder Committee del progetto DisPARI. Quale valore aggiunto vede in questa collaborazione, che punta propria a migliorare la comprensione e la risposta al fenomeno della povertà alimentare tra i giovani?
Il problema di una corretta informazione e formazione è senz’altro cruciale. Occorre far crescere la consapevolezza del fenomeno a tanti diversi livelli. Una crescente conoscenza è fattore decisivo: cercare di “misurare” non solo in termini quantitativi, ma anche qualitativi le tante facce del fenomeno della povertà alimentare e le tante possibili conseguenze nella vita soprattutto dei minori, diventa elemento imprescindibile per qualsiasi intervento. E questo non solo nelle diverse realtà del Terzo Settore che operano sul territorio, ma anche tra le persone a contatto coi giovani e i decisori politici.
Per questo va sviluppata una visione d’insieme, unitaria e di lungo respiro. Una insufficiente alimentazione, è stato dimostrato, ma poco forse documentato nel nostro Paese, porta, nel medio/lungo periodo, a un complessivo ritardo scolastico, alla conseguente perdita di competitività in tanti settori produttivi, al crescere delle spese sanitarie per le patologie conseguenti; solo per fare alcuni esempi di impatti pesanti e negativi per l’intera società. Conoscere e occuparsi del problema è segno di lungimiranza, non risposta immediata e basta.
La Giornata Nazionale della Colletta Alimentare del 16 novembre rappresenta un momento significativo per la vostra organizzazione. Quanto è importante questo evento per la sensibilizzazione della comunità e per il sostegno concreto alle persone in difficoltà alimentare?
La Colletta Alimentare è per noi un momento di grande impegno e valore nell’attività di ogni giorno svolta dal Banco Alimentare che conta 21 Banchi regionali, con cui sono convenzionati oltre 7.600 enti che sostengono e aiutano ormai 1.800.000 persone su tutto il territorio nazionale. Il valore educativo del gesto per noi è fondamentale: sensibilizzare le persone sul fenomeno della povertà alimentare è possibile grazie innanzitutto agli oltre 150.000 volontari che vivono un gesto semplice di condivisione e carità proponendolo, in quasi 12.000 supermercati, ai tantissimi concittadini che quel giorno andranno a fare la spesa.
Stimiamo che complessivamente quest’anno saranno coinvolte circa 5 milioni di persone che durante la Colletta fanno una donazione piccola o grande che sia, che può andare da una scatola di legumi a una spesa completa. Questo sarebbe impossibile senza la capacità dei volontari di ogni estrazione e età, appartenenza, di mettersi insieme collaborando per un giorno a vantaggio di chi è in difficoltà. È un singolo giorno, in cui però si raccolgono circa 7/8mila tonnellate di alimenti che sono fondamentali per la nostra attività, E soprattutto è un segno importante, non solo per il Banco Alimentare e per le organizzazioni che sostiene, ma per la nostra società sempre più divisa e individualista.
In che modo i giovani possono essere coinvolti attivamente nella Colletta Alimentare?
Sono tante le iniziative di associazioni, enti, scuole, che propongono questo gesto ai giovani come momento concreto di aiuto agli altri. E abbiamo consapevolezza di quanto questa adesione possa essere importante per la crescita di chi dona tempo, come volontario, o alimenti agli altri. Ma c’è anche un grande lavoro meno noto, prima della Colletta, fatto di incontri di preparazione, che illustrano la situazione attuale della povertà in Italia, l’importanza del lavoro quotidiano del Banco Alimentare teso al recupero delle eccedenze per evitare che diventino spreco, del realizzarsi così di una corretta idea di economia circolare, con effetti benefici importanti anche per l’ambiente grazie al risparmio di CO2 immessa in atmosfera, il recupero indiretto di suolo e acqua, etc. Qui c’è proprio un pezzo di educazione importante fortemente in linea con gli obiettivi di DisPARI, in cui il Banco Alimentare utilizza tutta la sua esperienza per una autentica “educazione civica”.