SPRECO E POVERI / Una società senza legami
di GIUSEPPE DI FAZIO - La Sicilia
Ogni anno in Italia finiscono nei rifiuti 6 milioni di tonnellate di alimenti consumabili, che corrispondono a quasi un
terzo della produzione alimentare. Con questi alimenti si potrebbe sfamare una nazione come la Spagna.
Uno spreco che - sommato alle spese anomale della Pubblica amministrazione come i 4 miliardi l'anno per le
auto blu - suscita indignazione. Soprattutto se si considera che, nel contempo, 7 milioni e mezzo di italiani
vivono in condizione di povertà.
I due dati - lo spreco e la povertà - apparentemente così contrastanti, presentano una comune radice; l'allentamento dei legami familiari, amicali, sociali.
Oggi, più che in passato, è divenuto facilissimo scivolare nella povertà. Il "nuovo povero" è l’operaio che va in
cassa integrazione, chi si trova ad affrontare separazioni matrimoniali, chi ha a casa un malato cronico da curare. Venuta meno la rete del vicinato, della parentela, della parrocchia, ogni evento traumatico si tramuta in fattore di esclusione sociale.
Lo spreco è l`altra faccia della stessa medaglia. l nostri anziani, che hanno conosciuto le difficoltà del primo dopoguerra ma vivevano nel contesto del vicinato, consideravano il pane come un bene sacro e avevano la cultura del «riuso» degli alimenti avanzati. Nella cultura del consumismo, invece, il 40 per cento dell'ortofrutta prodotta va distrutta.
La risposta al problema non è solo questione di buone abitudini alimentari o di oculatezza negli acquisti. E', anzitutto, una questione di superamento dell'individualisino nell`approccio ai problemi.
Una famiglia in difficoltà quando è inserita in una rete di rapporti amicalì riesce a superare la bufera. Cosi pure, dentro un contesto solidale, chi è più fortunato aiuta chi è in difñcoltà.
Non è la favola dei buoni sentimenti, se è vero che ogni anno in Sicilia trecentomila persone riescono a superare la carenza di cibo grazie all'aiuto dei volontari del Banco alimentare.