Presentato il libro di Banco Alimentare | Palermo

Storie di persone che aiutano persone. Questo il titolo dell'incontro del 12 maggio 2016 svoltosi a Palermo, all'Auditorium Gonzaga, per presentare il bellissimo libro di Giorgio Paolucci  “Se offrirai il tuo pane all’affamato – Oltre lo scarto la rete di carità del Banco Alimentare”.

Con l'autore, hanno partecipato S.E. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, il prof. Giuseppe Notarstefano docente presso la facoltà di Economia dell'Università di Palermo, Santo Giordano, presidente del Banco alimentare della Sicilia Occidentale.

Un insieme di tanti piccoli e significativi fatti  tra gli amici del Banco Alimentare e quelli del Centro Culturale di Palermo hanno consentito di edificare un evento, in un clima di  amicizia e credito reciproco, che ha visto un pubblico attento e variegato, formato oltre che dai collaboratori del Banco e dai responsabili delle tante strutture caritative presenti in città,  anche da chi è venuto solo per saperne di più di quest'opera che, nella grande città di Palermo è punto di riferimento per migliaia poveri.

Protagonista della serata è stato certamente il libro di Paolucci. Le  storie raccontate, che rivelano la grande passione umana dell'autore, parlano di piccoli eventi quotidiani, che sono come l’infinita variazione di un unico tema, quello di chi, in Italia, si trova a vivere la povertà e riparte da un incontro in grado di riaccendere una speranza che sembrava morta.

Gli abbiamo  chiesto di parlare dell’esperienza personale scaturita dalla stesura del libro.

Dopo aver messo sull’avviso i presenti dalla tentazione di ritenere che siamo fuori dalla crisi e che i poveri tendono a diminuire, ha spiegato che il volto della povertà spesso si chiama solitudine. Ma che c'è in Italia un virus contagioso che si chiama 'bene' e come dalle storie del libro emerga un’Italia in cui vive ancora ed è diffusa la solidarietà, una solidarietà spesso spontanea e personale, che molte volte diventa organizzazione, struttura a totale carico e responsabilità di chi la fa. Una solidarietà e una carità che non chiedono quasi mai alle istituzioni, ma che non comprendono perché le istituzioni non possano aiutarli anche con poco. Un principio di sussidiarietà applicato nella quotidianità che si sorregge sulle energie sia fisiche che economiche dei volontari.  

Santo Giordano, il Presidente del Banco Alimentare della Sicilia Occidentale ne ha raccontato una di queste storie, molto significativa, tratta dalla sua diretta esperienza.

“Qualche tempo fa - ha detto - una signora si presentò al magazzino per chiedere del cibo. Poiché non era possibile aiutarla, dal momento che il Banco non distribuisce alimenti ai singoli, andò via un po’ indispettita non comprendendo come fosse possibile che da tutte quelle tonnellate di merce, non se ne potesse trarre qualche kg per lei. Quando mi fu riferito, decisi di richiamarla per spiegarle il motivo del rifiuto dei nostri operatori. Rimasi subito colpito dalla sua storia: una famiglia che fino a poco tempo prima si reggeva su una grossa attività commerciale che aveva garantito a tutti un sufficiente benessere. Quando però in famiglia decisero di non accettare alcuni perversi meccanismi del mercato, le cose iniziarono a peggiorare fino a costringerli alla chiusura dell’attività. Si trovavano in quel momento dunque in una condizione di gravissima difficoltà e non sapevano più a chi chiedere aiuto. Dopo qualche giorno mi richiamò per raccontarmi che il marito in preda allo sconforto si era allontanato da casa e non si riusciva a trovarlo. Mi sembrò naturale chiederle perché si rivolgesse a me e non alla Polizia, e la sua risposta fu lapidaria. Mi rispose, infatti: <<Con la Polizia abbiamo già parlato, ma solo lei finora mi ha ascoltato>>. Grazie a Dio poco dopo il marito tornò. A quel punto chiesi agli amici del Banco di Solidarietà di incontrarla e da quel giorno è iniziata una amicizia, che ha consentito a tutta la famiglia di ripartire. La signora nell’occasione degli auguri pasquali mi ha detto: <<Non finirò mai di esserle grata, oltre che per l’aiuto materiale che mi ha offerto, soprattutto per i nuovi amici che ho conosciuto, grazie ai quali la mia vita e quella della mia famiglia ha riaperto il cuore alla speranza>>.”

Non c’è stato tempo di concludere la frase che in sala è scoppiato un applauso scrosciante e sincero. Ma Giordano ha chiesto di interromperlo ed ha aggiunto, visibilmente commosso: “La signora è in sala tra noi”.

“Tutto è nato da un incontro inatteso rispetto al quale abbiamo detto si, come quello tra Danilo Fossati e don Giussani che ha iniziato l'opera. Il Banco Alimentare è cresciuto assecondando le provocazioni della realtà, anche in Sicilia.  Poco alla volta abbiamo abbiamo raggiunto gli angoli più remoti del territorio.”

La sala era gremita dei tanti operatori che svolgono la loro azione volontaria in favore di oltre 70.000 persone assistite solo a Palermo e provincia, grazie all’opera di 194 strutture caritative associate.

L’occasione quindi è stata utile anche per far conoscere lo stato di difficoltà in cui vive e opera il Banco Alimentare in tutta la Sicilia.

Il professore Giuseppe Notarstefano, docente di economia nell’Università di Palermo e vice presidente dell’Azione Cattolica nazionale, nel suo appassionato intervento ha spiegato le ragioni per le quali appena c’è una crisi economica tutte le istituzioni, tagliano sul welfare piuttosto che su altro. “I tagli – ha spiegato - sono l’esito di un processo di revisione e razionalizzazione della spesa pubblica sostanzialmente “commissionato” dai mercati (o meglio dalle oligarchie finanziarie internazionali) ai paesi che negli ultimi anni non erano riusciti a fare un processo di riforme dei propri sistemi di protezione sociale e del mercato del lavoro. Si stratta di un esito generato da diversi fattori: le nuove regole della finanza pubblica comunitaria, la debolezza delle leadership dei paese euromediterranei, un debito pubblico elevato, alimentato da una spesa pubblica improduttiva, e un sistema di welfare non sempre capace di scommettere sul protagonismo della società e del terzo settore. Occorre avere chiaro, come spesso ci ricorda il Papa, che stiamo attraversando un'epoca di cambiamento strutturale. Dobbiamo pensare ipotesi di sviluppo innovative e originali, modelli solidali che mettano al centro la persona e la sua ricerca di felicità, anche a partire dalla carità, che significa impostare la vita a partire dall'altro. Il Banco alimentare in questo mostra che la strada è percorribile.”

 

L’intervento più atteso e più caloroso è stato certamente quello dell’Arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, il quale non si è limitato a confermare il suo sostegno all’opera del Banco, opera – segno come l'ha chiamata,  ma ne ha dato un giudizio lapidario: “Sappiamo che il Banco non risolve alla radice i problemi della carenza alimentare, ma possiamo capire quanto sia importante che esso esista. Non si tratta di recuperare appena un pacco di spesa, ma portare uno sguardo che con discrezione entra nelle case delle persone e porta gratuità. Oggi occorrono sguardi liberi per stare di fronte all'altro riconoscendo la dignità della persona. Il  volto che ho di fronte è quello di un mio fratello. Oggi urge uno sguardo di gratuità come questo. E' una scelta antropologica.” Poi soffermandosi sull’esperienza raccontata nel libro ha aggiunto: “Massimizzare il profitto ha impoverito. Il libro dice che è possibile un volto umano. Se Offrirai il tuo pane all'affamato vuol dire che qualcuno è stato capace di coinvolgersi dentro l’emergenza sociale, quella in cui versano molte delle nostre famiglie; e soprattutto attesta che realmente se c’è qualcuno che crede in qualcosa si può coinvolgere tanta altra gente in queste opere e i risultati sono evidenti”. Quanto all’opera che svolgono i volontari ha detto: “Il libro ci ricorda che dietro il Banco Alimentare ci sono uomini che hanno creduto e credono che il Vangelo si incarna nella storia degli uomini; penso che proprio questa sia la ricchezza del testo, il quale è anche una testimonianza di come i cristiani possono incidere nella storia degli uomini, proprio a partire dal Vangelo. La crisi ci ha impoverito dentro. E' necessario ricostruire fiducia nell'altro. Esistono queste esperienze che muovono l'economia e producono valore. Il valore primo è la persona. C'è un'economia che dimentica questo fatto ”.

Non si è sottratto neanche dal dare un giudizio sulle difficoltà in cui opera il Banco e ad una precisa domanda ha risposto: “Chi ha delle responsabilità deve capire oggi più che mai che opere come queste vanno sostenute e non vanno ostacolate, con procedure burocratiche o secondi interessi. Oggi Palermo vive grandi bisogni e proprio per questo ha bisogno di uno scatto di orgoglio di tutti, mettendo da parte ogni interesse personale o burocratico, perché … la fame è fame”. Come sanno bene i tanti che ogni giorno tramite il Banco portano un sacchetto di alimenti o gestiscono una mensa per i poveri.

La storia riparte da uomini che davanti alle sfide rischiano la propria libertà.

Come ha detto papa Francesco all’udienza del 3 Ottobre scorso, ricordando il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci: “… Noi non possiamo compiere un miracolo come ha fatto Gesù, tuttavia possiamo fare qualcosa, di fronte all’emergenza della fame, qualcosa di umile, e che ha la forza di un miracolo”