L'avvocato e il cliente «povero»
Fonte: www.corriere.it - Rimini Cesare
I casi dei meno abbienti sono più complicati, quindi più utili per la professione
C' è una tradizione d' autunno al Castello di Caidate. La famiglia Belgiojoso ospita tanti amici. Ogni anno viene scelto un tema, si parla poi si fa colazione nel grande cortile, tutti insieme. Lo ha raccontato sul Corriere anche Sergio Romano. Con la sua guida si è parlato de «Il matrimonio oggi», la parola crisi era sottintesa. Monsignor Franco Giulio Brambilla, vescovo ausiliario di Milano, ci ha dato con concretezza lo sguardo della Chiesa, il professor Francesco Billari, che insegna demografia alla Bocconi, ha parlato della famiglia e del costume che cambia nel nostro e negli altri Paesi. E anche l' avvocato ha raccontato quello che vede tutti i giorni, una crisi profonda ed estesa che lascia però al matrimonio il profilo del sogno. Più un argomento è serio più si può scherzare e così si è enunciata una buona regola per gli avvocati di diritto di famiglia. Bisogna avere anche i clienti poveri che sono preziosi per non lavorare scollati dalla quotidiana realtà. Le loro cause sono le più difficili così si impara anche a fare gli avvocati per clienti ricchi. E dopo quell' incontro ho avuto la conferma che i clienti poveri sono quelli che arricchiscono i loro avvocati. Ho avuto quasi in contemporanea due regali. Un signore ricco alla fine del mio lavoro mi ha regalato una borsa di Hermès per andare in tribunale. E una parrucchiera, certo non ricca, mi ha regalato un grande flacone di shampoo per capelli bianchi. Altro che i capponi di Renzo.